domenica 17 novembre 2019

Costruzione di pannelli 2


Ciao
Giuliano

mercoledì 6 novembre 2019

domenica 27 ottobre 2019

sabato 7 settembre 2019

Meglio Tenere la Bocca Chiusa!

La toppa ha solitamente una forma trapezoidale
Riparazione effettuata con ulivo selvatico su faggio
Le pialle in legno offrono alcuni vantaggi rispetto alla controparte in metallo. Tra questi ci sono senza dubbio il minor peso (e quindi minore fatica) e la migliore scorrevolezza sul pezzo da piallare; inoltre la superficie  piallata risulta mediamente più  liscia. Il rovescio della medaglia è costituito da una minore stabilità del corpo in legno rispetto a quello in metallo e dalla minore resistenza all'usura. 

Il nuovo tassello sostituisce quello vecchio
e chiude maggiormente la bocca
Quando la suola di una pialla in legno si consuma o si modifica nella forma, essa può essere rapidamente rispianata. Si può usare un'altra pialla o anche una superficie piana ricoperta di carta abrasiva.
Il taglio deve essere perfettamente ortogonale.
Volendo ci si può aiutare morsettando un listello
squadrato per fare da guida alla sega.
Ogni volta che si spiana la suola, però, la forma ad imbuto della buca che ospita lama e cuneo, causa un evento inevitabile: l'allargamento della bocca. Col passare del tempo e dei livellamenti della suola, la bocca diventa troppo larga e influenza il buon funzionamento della pialla.

 Occorre porvi rimedio con una riparazione di falegnameria: una vera e propria toppa, incollata ad hoc in maniera da  chiudere la bocca. 

Prepariamo la sede
 Classicamente si utilizza un tassello dello    stesso legno della suola, spesso di un legno più duro per conferire maggiore resistenza alla zona che si trova appena davanti alla lama, procedendo come in un intarsio contenuto entro i lati della suola.
Intestiamo alla shooting board il listello
 da dove ricavare il nostro tassello
 Questo schema  produce una  riparazione elegante ma  di non facile  realizzazione; inoltre se  occorresse intervenire nuovamente, fare una toppa della toppa può presentare qualche grattacapo. Nel caso specifico ho dovuto proprio intervenire su una riparazione precedente ed ho optato per un metodo leggermente diverso.



Tagliamo
Ho scoperto che i giapponesi utilizzano per la riparazione delle loro pialle in legno, oltre al metodo classico e ad altri metodi che si avvalgono di elementi mobili, un tassello che si estende per tutta la larghezza della suola ed è facilmente sostituibile in caso di necessità.

Per prima cosa si prepara un regolo perfettamente squadrato (sezione 10x20 mm può andare bene) tagliandolo dalla testa di un listello. 
Il regolo dovrà esporre le fibre di testa per conferire una maggiore resistenza all'usura. 
Usando solo qualche punto di colla si evita
 un incollaggio definitivo
Una volta segnata la sua posizione sulla suola si taglia con una sega a denti fini attraverso vena per 7-8 mm e si rettifica con scalpello e ghimbarda. L'obiettivo è quello di creare un recesso per il regolo molto preciso in maniera tale che esso si possa tenere saldamente in posizione semplicemente incastrandolo.





Aspettiamo qualche ora
Qualche goccia di colla lo assicura al suo posto e nel contempo non ostacolerà la sua eventuale rimozione futura per la quale basterà dare qualche colpo di scalpello ben assestato per farlo saltare via.
Si procede quindi al pareggio sulla suola e sui lati. 

Ciao Giuliano
Dopo il pareggio la bocca appare delle giuste dimensioni.
 4-5 decimi di mm vanno bene per una pialla da finitura
I trucioli dimostrano il buon lavoro effettuato

 





martedì 13 agosto 2019

La pialla di turno

Oramai mi capita poco di acquisire nuovi utensili...però posso mostrarvene qualcuno che ho rimesso in pista qualche tempo fa. È il caso di questa Jointer di chiara provenienza d'oltremanica che ho scelto di utilizzare dopo qualche anno di parcheggio.
È il classico piallone in faggio da 24 pollici....non ha marchi sul corpo pialla ma è di fattura ottima. La lama è il suo punto di forza: una Marples Shamrock. La uso per sgrossare e dimensionare velocemente. 









Non la usavo da diversi anni. Pensavo fosse necessaria una spianatina alla suola, invece non si è mossa di un decimo.
Dopo aver tagliato i pezzi alla nastro, la uso settata con una profondità di taglio consistente.......

Il breve filmato rende l'idea della sua efficienza.



Ciao
Giuliano 

sabato 27 luglio 2019

Carpenteria spicciola

Tutto è cominciato con l’esigenza di delimitare una parte del giardino di casa in modo da evitare che Johnny potesse accedervi.
Chi è Johnny? Ma il nostro impareggiabile Beagle!



Allora ho pensato di installare una staccionata che coprisse una larghezza di circa 175 cm, molto semplice: due pezzi laterali con un cancello centrale:



Il progetto è piuttosto semplice ma ne ho voluto mostrare la realizzazione per un motivo particolare: la costruzione è stata fatta senza usare colla, viti o chiodi.
Per me si tratta di una novità, devo dire che ne sono soddisfatto, la staccionata è molto solida e il tempo mi dirà se le soluzioni adottate sono quelle giuste.
Traversi e montanti sono uniti con tenone e mortasa e rinforzati da spine passanti, le doghe sono inserite mediante un incastro a coda di rondine.
Ho utilizzato del legno recuperato da delle pedane, lasciando volutamente a vista tutti i difetti come buchi di chiodi, graffi più o meno profondi, nodi morti etc., il tutto rifinito da una vernice coprente.


Realizzazione delle mortase sui montanti.


Dopo aver preparato tutti i pezzi ho realizzato le mortase sui montanti e gli scassi per l’inserimento delle doghe sui traversi.


Segniamo sulle teste della doga l’angolo desiderato.

L’operazione preliminare é consistita nel creare un angolo sulle coste delle doghe, in rapporto di 1:6 (circa 9,5°) , come prescritto per gli incastri a coda di rondine su legni teneri (abete in questo caso).


I segni a matita guidano nella realizzazione  dello smusso angolato.
Ecco il risultato.


Una volta tracciati gli angoli su ambedue le teste della doga ho utilizzato una pialla Jack per creare lo smusso su entrambe le coste.
Lo step successivo ha previsto la realizzazione degli scassi sui traversi, realizzati con sega, scalpello e ghimbarda.


Con una Dozuki tagliamo appena all’interno della zona di scarto.
Rimozione dello scarto.
La ghimbarda pareggia il fondo dello scasso per le doghe.

A questo punto ho creato uno spiovente sul lato superiore dei traversi in modo da facilitare lo scarico dell’acqua verso il basso.


Gli smussi sulla costa superiore dei traversi facilitano lo scorrimento dell’acqua piovana.


E’ il momento di realizzare i tenoni, tagliati leggermente più spessi della dimensione finale, raggiunta con l’ausilio di una block rebate plane (Sargent 507).

La block rebate è molto utile per dimensionare con cura lo spessore dei tenoni.


Visto il non utilizzo della colla ho preferito fare un incastro molto stretto, messo in opera con l’ausilio di qualche colpo di mazzuolo. Lo stesso è valso anche per l’inserimento delle doghe.
Tutti i tenoni, fatta eccezione per quelli del cancello dove ho utilizzato la tecnica del drawboring, sono fissati ulteriormente con delle spine passanti. Anche gli incastri delle doghe sono rinforzati con lo stesso sistema. Per impedire alle spine di fuoriuscire dalla loro sede, i fori sono stati slargati su entrambe le estremità utilizzando un semplice cacciavite fisso della misura adeguata. Le spine, opportunamente tagliate alle estremità sono fissate da entrambi i lati mediante dei cunei.


La forma della punta di un cacciavite ci serve per svasare la parte superiore dei fori per le spine.
Le spine presentano uno o due tagli alle estremità per l’inserimento dei cunei.
Una volta inseriti i cunei da entrambi i lati, la spina non può fuoriuscire. 
Come anticipato i tenoni dei traversi del cancello sono stati fissati nelle loro mortase non passanti mediante spine inserite in fori sfalsati. La stessa tecnica è stata adoperata per assicurare il fermo del chiavistello al montante: in questo caso é stata scavata una doppia mortasa sia sul fermo che sul montante e sono stati utilizzati due tenoni flottanti, a loro volta assicurati da delle spine inserite sulla parte laterale del fermo e del montante; la realizzazione di fori sfalsati sul montante e sul fermo lo assicura saldamente al suo posto.
Non ho scattato foto di questo passaggio, ma ho cercato di renderne l’idea con uno schizzo:




Anche il fermo è tenuto al montante senza colla, utilizzando la tecnica del drawboring.


Prove generali fatte in laboratorio. 


La finitura è stata fatta con due mani di cementite e due mani di vernice acrilica.





sabato 4 maggio 2019

BMW......ops VBM serie 7



Mi piace utilizzare, a rotazione, un po' tutti i vari modelli di pialle che ho a disposizione, la maggior parte delle quali tenute affilate e pronte all'uso. Oggi è stata la volta di una Sargent VBM 714, restaurata qualche anno fa. 
VBM sta per Very Best Made.
 La serie 7 ha la particolarità di avere un lever cap che incorpora anche il contro-ferro, regolabile tramite una vite senza la necessità di smontare il gruppo di taglio. 




 Inoltre la sua posizione rimane invariata nel caso fosse necessario smontare il tutto per affilare la lama. Le vecchie Sargent (le VBM furono prodotte nel secondo decennio del secolo scorso) non hanno nulla da invidiare alle migliori Stanley di quell'epoca.

A differenza delle Stanley, il frog non può essere aggiustato per regolare l'ampiezza della bocca, cosa che nella 714 (equivalente di una n°5) non crea particolare disagio. Nelle pialle da finitura della stessa serie (707, 708, 710) l'efficacia su legni "difficili" è affidata interamente al contro-ferro ed è questa probabilmente la ragione per cui la bocca è lasciata alquanto abbondante nei modelli della serie 7.
Questi tutti i modelli della serie (le ultime due cifre indicano la lunghezza approssimativa in pollici):
707
708
710
711
714
718
722