Una pialla anche se perfetta non serve a nulla senza una lama affilata a dovere.
L’affilatura è un processo dalle dinamiche abbastanza complesse e il risultato ottenuto è frutto di numerose variabili che possono entrare in gioco. La qualità dell’acciaio è determinante per ottenere un filo solido e duraturo, così come il processo di tempra che, nonostante l’utilizzo di procedure standardizzate, mostra spesso risultati non sempre completamente riproducibili. Anche il metodo di affilatura può influenzare il risultato ed è necessaria la dovuta esperienza per raggiungere le prestazioni migliori. Nella descrizione di seguito illustrerò il metodo da me adottato per affilare le lame, metodo che mi restituisce degli ottimi taglienti.

L’affilatura è un processo dalle dinamiche abbastanza complesse e il risultato ottenuto è frutto di numerose variabili che possono entrare in gioco. La qualità dell’acciaio è determinante per ottenere un filo solido e duraturo, così come il processo di tempra che, nonostante l’utilizzo di procedure standardizzate, mostra spesso risultati non sempre completamente riproducibili. Anche il metodo di affilatura può influenzare il risultato ed è necessaria la dovuta esperienza per raggiungere le prestazioni migliori. Nella descrizione di seguito illustrerò il metodo da me adottato per affilare le lame, metodo che mi restituisce degli ottimi taglienti.

Il
tagliente affilato è il risultato di passaggi successivi su abrasivi a
grana sempre più fine e affinché il tagliente sia perfetto occorre
affilare non solo sullo smusso ma anche sul retro della lama che deve
essere perfettamente piano.

Con una squadra si controlla che il tagliente sia a 90° rispetto ai lati.
Se così non è si può utilizzare una mola a secco per correggere.
A
volte si trovano lame con angoli di smusso molto diversi da 25° (un
valore comune per lo smusso principale) o con taglienti molto rovinati.
In questi casi si può utilizzare sempre la mola a secco per riportare il
tutto verso i parametri richiesti, facendo molta attenzione a non
surriscaldare la lama. Una vaschetta con acqua fredda vicino alla mola,
dove immergere la lama molto frequentemente per raffreddarla, sarà di
grande aiuto.
Si
comincia quindi con la spianatura del retro nella porzione che
interessa, quella al di sotto dello slot dove scorre il controferro.
Questa
operazione può essere effettuata utlizzando carta abrasiva da 150 e
quindi 240. E’ importante tenere la lama perfettamente aderente alla
lastra di vetro esercitando una discreta pressione e distribuendola in
modo uniforme.
Si completa il procedimento passando il retro della lama sulle pietre giapponesi, prima grossa e poi fine, avendo cura di farlo aderire perfettamente durante l’abrasione. A questo scopo possono essere usati i bordi delle pietre.
Si completa il procedimento passando il retro della lama sulle pietre giapponesi, prima grossa e poi fine, avendo cura di farlo aderire perfettamente durante l’abrasione. A questo scopo possono essere usati i bordi delle pietre.

Durante lo scorrimento sulla carta abrasiva è bene fermarsi quando il ferro comincia a riscaldarsi e permettere la dissipazione del calore prodotto.
Per
queste operazioni al posto della carta abrasiva si possono usare delle
pietre diamantate che hanno il vantaggio di funzionare in umido,
permettendo un’azione abrasiva continua. Una DMT combinata (nera/blu)
può andar bene per lo scopo.

Si
ripete lo stesso processo mantenendo l’angolo allo stesso valore, prima
sulla pietra a grana grossa e quindi a seguire su quella a grana fine.

Un angolo di smusso a 25° e un microbevel a 30° permette l'utilizzo della pialla in molte situazioni comuni.
Affilatura del controferro.
Anche il controferro ha bisogno di essere preparato a dovere.
L’operazione è facile, favorita dalla duttilità del metallo.
Dopo
aver provveduto alla sua squadratura, per assicurarsi che aderisca
perfettamente alla lama si spiana il bordo anteriore interno sulla
solita carta abrasiva sul vetro, tenendo il pezzo leggermente più basso
del piano su cui sta scorrendo.
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