lunedì 24 giugno 2013

Una nuova vecchia casa per la Lewin



Alcuni giorni fa ho terminato la stesura di un articolo per la rivista Legnolab in cui ho trattato il tema delle pialle combinate e loro utilizzo (sarà in edicola a Luglio). Ne ho approfittato per affrontare un lavoro che avevo in mente da qualche tempo e riguardante una pialla combinata poco comune, la Lewin.
La Lewin Universal Plane è una pialla combinata commercializzata in Inghilterra verso la metà del secolo scorso. Simile alle Stanley 45 e 50, era caratterizzata da un corpo in alluminio su cui sono fissate le slitte in acciaio. Un'altra peculiarità sono i perni a camma, anzichè a vite, efficaci e rapidi da allentare e fissare. L'esemplare  in mio possesso era in eccellenti condizioni, completo di tutte le lame e del manuale di istruzioni originale. La scatola in legno, anch'essa originale, al contrario, è giunta in pessime condizioni.

 Il fondo in compensato era praticamente irrecuperabile e il coperchio si presentava distorto e col piallaccio quasi del tutto scollato. Anche i lati della scatola, in pino, mostravano i segni del tempo con spaccature presenti su tre dei quattro lati. 

Era chiaro che la scatola fosse stata conservata in un ambiente molto umido, umidità che ha messo a dura prova il legno con pesanti conseguenze. Sia la pialla che le lame, invece, hanno resistito bene, grazie ad uno spesso strato di grasso che ho trovato un po' dovunque: evidentemente qualcuno ha pensato bene di preservare il prezioso contenuto. Grazie!

Ho deciso così di intraprendere il restauro della scatola, cercando di conservare per quanto possibile i segni del tempo che conferiscono un bell'aspetto vissuto. La prima operazione è consistita nel disassemblare i pezzi. I chiodi molto sottili e arrugginiti non hanno consentito di recuperarli. Ho provveduto a riparare le spaccature e, dove necessario ho aggiunto dei pezzi di pino per ripristinare le dimensioni originali. 


Gli incastri tra i lati erano in origine a dente e canale a tutta lunghezza ma, viste le condizioni del legno in quei punti, ho preferito semplificarli con degli incastri a battuta, aggiungendo un po' di legno nuovo e aiutandomi con dei chiodi nuovi per incollare e  rinforzare. 

Il piallaccio superiore del coperchio sono riuscito a scollarlo e l'ho recuperato  riutilizzandolo su un compensato di pioppo da 4 mm.
Il fondo, l'ho impiallacciato ex novo da entrambi i lati, utilizzando un piallaccio di pino per il lato esterno e uno di faggio per il lato interno: l'originale era fatto in maniera simile. 


Per fissare i piallacci ho utilizzato della colla animale e ho incollato pressando il tutto tra due tavolette per 24 ore. 



L'interno della scatola presentava anch'esso alcune criticità. Il contenitore per le lame, ricavato da un blocco di pino, era incollato a due lati della scatola esponendo una vena contraria per una decina di cm circa. Ciò ha contribuito alle spaccature in quei punti. Per questo motivo ho preferito lasciarlo libero sul fondo della scatola, sebbene vincolato nell'angolo da due piccoli listelli incollati ai lati, questa volta con la vena nel senso giusto. Questo sistema consente all'occorrenza di sfilare il portalame e tenerlo comodamente sul banco.


 
Il sistema di fissaggio della pialla è molto valido e consente di tenerla sempre assemblata e sollevata dal fondo che in questo modo non subisce lo stress di un peso eccessivo. Uno dei due supporti interni è stato sostituito. Ne ho approfittato per aumentarne un po' lo spessore in modo da offrire maggiore supporto alle due barre cilindriche. Anche il manuale originale ha trovato il suo posto, protetto da una custodia in plastica trasparente. 
All'esterno ho ridato un po' di colorito con una mano di tinta composta da 7 parti di acqua, 2 parti di tingente concentrato ciliegio, 3 parti di tingente concentrato palissandro, cercando di imitare per quanto possibile il colore originale. Una mano di cera ha completato la finitura.


Mancava però ancora una cosa. Guardando bene su uno dei lati corti della scatola ho rilevato quello che doveva essere il rimanente di una etichetta descrittiva della pialla e, dalla zona più chiara rimasta sul legno, ne ho desunto le dimensioni precise. 
Girovagando in rete ho trovato quello che cercavo. Ho stampato l'etichetta e ne ho fatto una copia fotostatica a colori (l'inchiostro a getto della mia stampante non è molto resistente). 


Per anticare un po' la carta ho utilizzato del caffè diluito in cui ho immerso il foglio, agitando per alcuni minuti. Un minuto nel forno a micro-onde e il gioco è fatto, il colore è quello giusto con qualche macchia dovuta all'asciugatura rapida.


La Lewin, con la sua nuova vecchia scatola è ora pronta per riprendere il lavoro.
  

7 commenti:

  1. Anche l'etichetta invecchiata... Fantastico!
    Ciao,
    Andrea

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  2. Qui si vede la differenza tra collezionista e amatore, direi restauro alla napoletana pensando alla moka.
    ciao vittorio

    ps. ma quanto tesori ci sono ancora nella tua cassaforte?

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  3. Naturalmente, prima ho bevuto un bel caffè, poi con la posa rimasta ho ottenuto la soluzione occorrente.

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  4. Ho commentato l'articolo in inglese per farti una domanda, ma ho visto che lo stesso articolo c'è anche in Italiano!

    approfitto per farti i complimenti e ringraziarti per questo blog ricco di informazioni!

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  5. Ciao Stefano, grazie per i complimenti.
    È una bella pialla combinata questa Lewin, facile da settare e solida. Ha qualche accessorio in meno della Stanley 45 in realtà non tanto utile o di uso frequente.
    Se hai la possibilità di prenderla a prezzo contenuto, ne vale sicuramente la pena.
    Assicurati che ci siano tutti i pezzi. Difficilmente troveresti dei ricambi.
    Ciao
    Giuliano

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    1. Grazie mille per la risposta!
      Stefano

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    2. In questo periodo l'ho provata più estensivamente. Effettivamente lavora bene, ma qualche problemino l'ho notato: ha una leggera tendenza ad intasarsi e i perni a camma tendono a spostare un po' la posizione quando vengono serrati, richiedendo un po' di tempo in più per un setting corretto.

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