domenica 19 dicembre 2010

Vecchio scalpello




Questo scalpello, trovato durante la visita ad un mercatino delle pulci, mi aveva colpito per la forma del manico e la lunghezza 
ridotta della lama.Pensavo si trattasse di uno scalpello speciale che gli Anglosassoni definiscono col nome di "butt chisel" dal nome di un tipo di cerniera ("butt hinge", cioè la tipica cerniera a libro) di cui sarebbe particolarmente adatto a scavarne il recesso, oltre a tutta una serie di lavori in spazi ristretti o dove è richiesto un maggiore controllo, dato dal manico che si adagia perfettamente nel palmo della mano. Documentandomi un po' ho visto che però, di solito, questi scalpelli hanno i lati smussati (bevelled edges) al contrario di questo esemplare che li ha squadrati.
E' lungo in tutto ca. 15 cm; la lama è larga 25mm. Probabilmente si tratta di un firmer chisel adattato a questo scopo, ipotesi avvolorata anche dala posizione del marchio che si troverebbe meno vicino al tagliente nel caso di un butt originale.Comunque sia, vista anche la buona qualità della lama marchiata "Kirschenwerk" (Due ciliegie), ho deciso di rimetterlo in sesto per riutilizzarlo dopo chissà quanti anni di polvere e ruggine. Come prima cosa ho separato la lama dal manico. Il vecchio ferrulo è risultato chiaramente irrecuperabile e ne ho approfittato per cambiarlo con uno nuovo in ottone. La fonte è stata un raccordo idraulico da cui ho tagliato un pezzetto di misura idonea.Per dare supporto al ferrulo ho inserito nel manico un tondino di legno che mi è servito anche per poter rifare l'alloggiamento per il codolo piramidale della lama. Ho forato utilizzando punte di diametro decrescente fino a coprire la lunghezza dell'intero codolo.

  Il centro della prima punta farà da centro alla seconda e così via...I diametri delle punte devono essere compresi tra le diagonali minime e massime riscontrabili nella sezione del codolo. Tra la lama e il ferrulo ho inserito una guarnizione idraulica che servirà ad assorbire meglio eventuali colpi di mazzuolo.
 
La lama presentava un accentuato "pitting", per fortuna, principalmente sul lato dello smusso, mentre il retro risultava essere in buone condizioni, tanto che la spianatura è risultata facile e veloce. Dopo un bagno di aceto per 12 ore, successiva spazzolatura e squadratura della lama, è stato ricreato uno smusso di 25°. Per conservare un'aspetto "vissuto" ho dato al manico una tinta noce antico e finito il tutto con due mani di cera .
Il risultato mi ha soddisfatto e certamente questo scalpello avrà ancora qualcosa da aggiungere alla sua lunga storia. 

mercoledì 8 dicembre 2010

8 Dicembre: giorno di presepi

Eh, già, per noi Napoletani il presepe è una vera istituzione e proprio in questi giorni così opachi per la nostra città, è bello ritrovare un po' di serenità e ottimismo nel perpetuare delle tradizioni così cariche di significato sia religioso che familiare. Sì, perchè il presepe oltre a raccontare la Natività di Cristo,  è un momento di gioia da condividere con i nostri cari e soprattutto con i nostri bambini. Ricordo con grande emozione i giorni dell'infanzia, quando mio padre mi invitava a guardare con attenzione lo schema costruttivo del presepe, affinchè un giorno io potessi farlo per i miei bambini.
I pastori son ancora quelli di allora, conservati gelosamente per tutti questi anni (circa 40) e che ogni 8 dicembre cominciano a vivere il loro momento di gloria annuale, fino all'Epifania, quando tradizionalmente il presepe viene dismesso e conservato per l'anno successivo.Legno, sughero, colla e chiodi sono i semplici ingredienti per costruire un presepe tradizionale, ma chiaramente non ci sono limiti alle varianti che la nostra fantasia riesce ad immaginare. Diventa un gioco anche per noi grandi cercare di rendere la scena il più reale possibile. I personaggi ci sono tutti, dal soldato romano ai cammellieri di colore, gli zampognari, i pastori con le pecore, l'Arcangelo Gabriele che annuncia la prossima nascita di Gesù, i Re Magi che arrivano sui loro cammelli per portare doni al Salvatore dell'umanità.
Naturalmente manca ancora il protagonista principale, Gesù Bambino che non potrà essere posto nella mangiatoia prima della mezzanotte del 24 dicembre.



 Buon Natale a tutti Voi!

giovedì 14 ottobre 2010

Record "Testa Rossa"

Dal primo momento che ho pensato di modificare questa Record 4 1/2 per ricavarne una pialla "super", subito l'ho associata ad una fuoriserie e il paragone con una "Ferrari" e di conseguenza la scelta del colore rosso sono state le naturali conseguenze.

  E' equipaggiata con una vecchia  lama per pialla in legno di spessore notevolmente maggiore (ca. 4 mm) di quella originale e dotata di un back bevel di 10° e quindi un angolo di taglio di 55°, che riesce a domare anche legni particolarmente "difficili".
Questa "maggiorazione" ne aumenta nettamente le prestazioni e giustifica ampiamente il tempo impiegato a realizzarla. 


P.S. Originariamente avevo provato a realizzare un back bevel di 15°. Usando la pialla mi sono reso conto che l'attrezzo era troppo duro da spingere, così l'ho ridotto a 10°. Un angolo di taglio di 60° può andare bene per una n° 4.

lunedì 4 ottobre 2010

A scuola di intaglio


 
Salvatore Mastrangelo lo abbiamo conosciuto in occasione di uno dei tanti piacevoli incontri che organizziamo nel laboratorio dell'amico Daniele (a sx nella prima foto). Un personaggio davvero esclusivo è Salvatore, di piacevolissima compagnia e carico di esperienze di vita.  Un vero professionista, pervaso da una passione irrefrenabile per tutto ciò che riguarda la lavorazione del legno. 

Più di tutto spicca la sua vena artistica che esprime con grande sapienza nell'arte dell'intaglio. 
Questa volta lo abbiamo "costretto" ad insegnarci qualche buona regola per maneggiare al meglio gli attrezzi dedicati a questa lavorazione e, sotto la sua guida, abbiamo provato anche noi ad effettuare qualche esercizio. La qualità e l'ottima affilatura delle sgorbie e degli altri attrezzi da intaglio sono naturalmente dei requisiti imprescindibili. 


 




A questo proposito, è molto utile avere una pietra da affilatura fissa sul banco per ravvivare ogni tanto il filo degli attrezzi maggiormente utilizzati. Nella foto ne è mostrata una a profilo concavo che meglio si adatta alla forma di alcuni taglienti.   Purtroppo, in queste occasioni, il tempo a disposizione non è mai sufficiente; siamo riusciti però a recepire qualche buon consiglio sulle strategie di approccio al lavoro da effettuare, dall'importanza di un buon disegno iniziale al rispetto dei piani su cui sono situati i vari dettagli per ottenere un effetto prospettico.

Infine aggiungiamo un paio di foto che illustrano due lavori del buon Salvatore. Credo che si commentino da soli. 




lunedì 6 settembre 2010

Stanley 78 vs Record 778. Le nostre impressioni.

Approfittando di una visita all’amico Michele, possessore di una Record 778, ci siamo divertiti a confrontarla con la mia Stanley 78 per verificarne eventuali differenze tecniche e  di prestazioni.
Ambedue sono pialle adatte a tagliare battute fino a circa 3 cm di larghezza.
 Guardando i due attrezzi smontati, balza subito all’occhio la differenza tra le due guide parallele. Quella della Stanley (sinistra) è supportata da una sola barra circolare, al contrario della Record che prevede due barre circolari per sostenerla. 
Nelle due pialle e’ presente sul lato destro uno stop per regolare la profondità della battuta.
Un’altra differenza riguarda il sistema di regolazione della profondità di taglio che nella Record 778 è costituito da una comoda rotella che consente una 
regolazione fine e precisa, 
mentre nella Stanley il compito 

è 
deputato ad una leva dall’azione più grossolana e che in fase di utilizzo è facile spostare accidentalmente verso il basso durante l’azione di spinta, compromettendo la regolazione della lama. La lama poggia sulla seduta con un contatto nella parte superiore e su 
un’area rettificata subito sopra la bocca. Abbiamo misurato l’ampiezza di quest’area importante per la stabilità del tagliente e nella Stanley questa porzione è risultata circa doppia rispetto alla Record. Se analizziamo le due guide parallele più da vicino, notiamo che la guida Record possiede tre fori utili per l’aggiunta di una guida supplementare in legno, importante per aumentare la stabilità durante la piallatura.
Purtroppo ambedue le guide presentano un fuori squadro rispetto alla suola (maggiore nella Stanley) e che nella Record può essere corretto più facilmente
adattando oportunamente una guida ausiliaria in legno.
Ambedue le pialle possiedono inoltre uno sperone disattivabile subito davanti alla bocca che viene utilizzato durante i tagli traverso vena (che però non abbiamo provato). Abbiamo quindi affilato le lame con uno smusso principale di 25° e un microsmusso a 30° e provato le due sponderuole (questo il nome specifico) su un pezzo di abete ben spianato e con il bordo a squadro (nella foto Michele). Alla prova pratica sia io che Michele non abbiamo comunque riscontrato differenze di prestazioni molto evidenti (abbiamo anche provato a scambiare le due lame per mettere in luce eventuali differenze nella qualità dell’acciaio).
La Record 778 ci è parsa meglio curata nelle soluzioni tecniche, soprattutto per le due barre di sostegno della guida e la possibilità di aggiungerne una in legno duro più larga e il sistema di regolazione della profondità di taglio più preciso e facile da azionare. Di contro il suo prezzo nelle aste online supera sensibilmente quello di una Stanley 78.









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domenica 27 giugno 2010

Riparazione di un corpo pialla lesionato

Le pialle sono attrezzi spesso destinati a sfidare il secolo, continuando a dare soddisfazioni a chi le usa.
E' per questo che quando succede che accidentalmente si danneggiano il responsabile del danno si sente particolarmente in colpa, per aver interrotto una vita centenaria. L'unico parziale sollievo che può esserci è la riparazione.
La caduta accidentale di una pialla in ghisa spesso determina una lesione nel punto di maggiore fragilità, cioè sui fianchi, in corrispondenza della bocca. Questo è accaduto alla mia stanley #3.
Ascoltati diversi suggerimenti, ho messo a punto questo sistema per saldare questo tipo di lesione, che è risultato particolarmente semplice ed efficace.
Dopo aver opportunamente morsettato il corpo della pialla, in modo che le due parti da un lato e l’altro dalla lesione non possano allontanarsi, si eseguono dei fori di 4 millimetri (cioè di poco più grande degli elettrodi che misurano circa 3,5 mm) lungo la lesione.












A questo punto, avendo precedentemente opportunamente riscaldato la ghisa con un cannello o un fuoco qualsiasi, si procede all’arco saldatura. Ho usato una piccola saldatrice inverter con degli elettrodi specifici per la ghisa. In effetti si tratta semplicemente di riempire i fori eseguiti, con una certa abbondanza, cosa molto più semplice che riempire un solco concavo, che invece richiede una certa esperienza. (Nella foto avevo già dato qualche colpo di lima; avevo dimenticato di fare la foto appena finito di saldare).

Ho proceduto quindi a spianare la suola e i fianchi, che sono risultati comunque da subito quasi del tutto allineati. Ed eccola tornata all’antico splendore (o quasi) e a produrre i consueti sottilissimi trucioli.