Restauro Pialle in Metallo



Non è difficile acquistare una pialla in metallo usata, soprattutto se si cerca su ebay, o qualche altro sito deputato alla vendita on line. Le condizioni in cui si trovano non sono però sempre delle migliori, in particolare se si cercano i modelli di inizio ‘900 (qualitativamente ottimi) a prezzi abbordabili.
La ruggine sovente imperversa ovunque e spesso occorre procedere ad un vero e proprio restauro.
 

Operazioni preliminari.
La prima operazione da fare è quella di smontare la pialla, avendo l’accortezza di non forzare viti arrugginite ed utilizzare in questi casi appositi prodotti sbloccanti e cacciaviti di misura adeguata.
Le parti in ottone sono le più facili da pulire in quanto basta trattarle con una spazzola rotante collegata al trapano a colonna. Con lo stesso sistema conviene pulire il lever cap (la piastra che tiene fermo il gruppo ferro-controferro), evitando i metodi chimici che possono dare effetti indesiderati sulla nichelatura eventualmente presente. Il frog e le altre viti possono essere trattate con un bagno d’aceto e poi spazzolate.
I manici (spesso rotti) vanno riparati e trattati per riportali all’antico splendore.

Corpo pialla
Per il corpo pialla dei modelli più lunghi (6-8) si può adottare il metodo della rimozione della ruggine mediante elettrolisi,.





Per il bagno elettrolitico si utilizza una bacinella di plastica abbastanza lunga da contenere il corpo pialla. Esso è sommerso in una soluzione contenente Soda (Carbonato di Sodio) nella quantità di circa un cucchiaio ogni due litri. Il polo negativo viene collegato all'oggetto da trattare; il polo positivo è collegato ad un pezzo di ferro sacrificale (ad esempio un pezzo di tubolare quadro). Per una #7 la reazione va lasciata andare avanti per circa 15 ore.

Come alimentatore si può utilizzare un caricabatteria (intensità max dichiarata 6 ampere). Il processo può essere reso più efficiente se si utilizza una batteria di auto o di moto, sempre collegata al caricabatteria.
Ecco come si presenta la soluzione alla fine del processo.



Il ferro sacrificale fa il suo dovere, anche se la maggior parte della ruggine, sporco etc. si disperde per tutto il bagno. Finito il bagno elettrolitico il pezzo va sciacquato con cura, aiutandosi con una spazzola in Nylon e asciugato con rapidità (il forno di casa è l’ideale).
Alcune immagini del pezzo dopo elettrolisi. Il residuo di colore marrone viene ulteriormente eliminato con spazzole metalliche rotanti (trapano a colonna)





Nei modelli di dimensioni più contenute è conveniente utilizzare l’immersione
delle parti metalliche in bagno d’aceto per almeno 12 ore e si procede come sopra per l’asciugatura e pulitura.

Sverniciatura
La fase successiva prevede la rimozione della vernice residua mediante uno sverniciatore a gel.





 

Si lascia agire per circa un'ora e si utilizza poi un cacciavite fisso per raschiare via la vernice ammorbidita (in qualche caso è necessario ripetere il processo un paio di volte)
Ed ecco le basi di alcune pialle ormai pronte per la successiva fase di verniciatura (la sverniciatura si può evitare se la vernice è in buone condizioni).
Nel caso in cui il corpo pialla sia danneggiato è possibile tentare una riparazione mediante saldatura, operazione piuttosto delicata, soprattutto per i modelli di maggiori dimensioni nei quali è facile causare la perdita di planarità della suola.




Riverniciatura
La verniciatura può essere fatta con una vernice per metalli. Ho avuto buoni risultati con una vernice gel per esterni ma poiché questi attrezzi sono, se utilizzati, esposti ad uso intensivo, è meglio utilizzare una vernice epossidica bicomponente, prodotto reperibile facilmente dai fornitori per carrozzerie.



Se si vuole imitare la tonalità di una vecchia Stanley conviene prendere il colore nero opaco.
Questo tipo di vernice va usata in ambiente ben areato ed occorre indossare dei guanti protettivi mentre la si prepara ed utilizza. Per preparare la dose occorrente è bene munirsi di una siringa da 50-60 cc. in plastica ed una più piccola per il catalizzatore (proporzione 1:5). Una volta aggiunto il catalizzatore si hanno un paio d’ore per poter utilizzare la miscela. Due mani di epossidica bicomponente sono necessarie per un risultato ottimale.
Una volta che la base è stata verniciata e le parti metalliche ripulite per bene si può passare alle operazioni di tune up.

Spianatura della suola.
E’ questa una operazione sempre necessaria per le pialle usate (spesso anche per quelle nuove). La suola può essere anche portata a rettificare in un’officina specializzata, ma non è difficile (e più soddisfacente) provvedere con sistemi fatti in casa. La pialla va montata in ogni sua parte (la lama non sporgente dalla suola, naturalmente) e impugnandola per i manici viene spinta avanti e indietro su una lastra di vetro (almeno 1 cm di spessore) sulla quale viene incollato un foglio di carta abrasiva. Si comincia con una grana 80 e si continua fino a che tutta la suola non abbia subito l’azione abrasiva (facilmente rilevabile visivamente). Si possono anche segnare con un pennarello indelebile le varie parti della suola e agire sulla carta abrasiva fino a che tutti i segni non sono spariti.



Non è fondamentale che tutta la suola sia perfettamente spianata ma bisogna assicurarsi assolutamente che lo siano le zone indicate. Dopo la grana 80 si può passare alla 150 ed oltre se si vuole una superfice a specchio, non indispensabile comunque da un punto di vista funzionale.
Anche i fianchi possono essere trattati allo stesso modo. Se la pialla deve essere usata con una shooting board occorre che i fianchi siano a 90° rispetto alla suola e bisogna tenerne conto nell’operazione di spianatura, utilizzando delle guide per favorire l’operazione. La ruggine è sempre in agguato e tende a riformarsi rapidamente. Una spruzzata di WD-40 ne rallenta la formazione.





Frog
Il frog è un po’ il cuore della pialla, sostiene il tagliente e mediante il suo spostamento regola l’apertura della bocca. Per queste ragioni esso deve essere il più stabile possibile nel contatto con la sua sede nella base. Inoltre la superficie che fa da letto alla lama deve essere a sua volta piana per rendere più stabile il tagliente.



Per questa operazione si può utilizzare lo stesso sistema utilizzato per la base: vetro e carta abrasiva. Per un lavoro più preciso si dovrebbe smontare la leva laterale e spianare tutta la superficie del frog.
Se non si vuole fare ciò si può utilizzare un pezzo di MDF (che è abbastanza piano) tagliato opportunamente per alloggiare il meccanismo laterale durante l’operazione di spianatura.
I punti di contatto tra il frog e la base vanno liberati dai residui di vernice per assicurare un contatto preciso.

Si può utilizzare la punta di un cacciavite fisso per scrostare le tracce di vernice nei punti di appoggio del frog e una piccola lima per correggere eventuali imperfezioni della bocca, soprattutto utile per pulire i due bordi anteriore e posteriore, dove andranno a passare i trucioli.

Lama e controferro.


Questi componenti, oltre alla ruggine, presentano spesso il cosiddetto fenomeno del “pitting”, una sorta di craterizzazione dovuta alla corrosione. Mentre è ininfluente se presente nelle parti di lama che non sono vicine al tagliente, il pitting può compromettere l’affilatura se situato in prossimità del tagliente sul retro della lama. Se il fenomeno è contenuto si può provare a spianare fino a che si riporta tutto alla planarità, altrimenti la lama non è correttamente utilizzabile.
La lama va chiaramente affilata a dovere e il controferro viene affilato e levigato sulla parte dove scivolano i trucioli; esso deve aderire perfettamente al ferro per evitare che qualche truciolo si infili tra di essi, portando all’ostruzione della bocca.

Ripristino dei Manici

Molto spesso capita di avere il manico posteriore spaccato a metà, danno che si procura facilmente quando la pialla cade in terra.






In questi casi basta semplicemente rincollarlo.
Molti consigliano di usare della colla epossidica, tuttavia se le superfici sono tenute bene a contatto anche una colla vinilica funzionerà egregiamente.
Le superfici vanno solo un po’ pulite, senza alterare la morfologia della spaccatura che consentirà un perfetto combaciamento delle due parti.
Il manico posteriore, per la sua forma, non può essere agevolmente tenuto in pressione con morse e morsetti. Si può usare un lungo bullone M6, una grossa rondella e un dado a farfalla per bloccare il tutto con una discreta forza e lasciare asciugare. Per sicurezza spargo una goccia d’olio sul corpo del bullone in modo da scongiurare qualsiasi aderenza della colla su di esso.


Una volta che la colla si è seccata, se è necessario, si può procedere alle operazioni di carteggiatura. Si può cominciare con una grana 150, passando poi alla 240 e alla 320, infine lana metallica 0000, avendo cura di seguire l’andamento della venatura.



Per il pomello anteriore l’operazione è facilitata dalla possibilità di utilizzare il perno M6, rondellone e dado a farfalla per attaccare il tutto al trapano a colonna e procedere alla carteggiatura con le stesse modalità indicate prima.







La finitura sui manici di Palissandro può essere effettuata con tre mani di gommalacca, date a pennello e una o due mani di cera.
Il risultato è garantito.




Per i manici in Faggio ho utilizzato con successo una vernice all’acqua colore Noce-Antico.
La pialla è ormai pronta ad essere riassemblata:






Un po’ d’olio prima di inserire tutte le viti e finalmente una vecchia pialla del 1930, ritorna in perfetta forma.

















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