Senso della venatura.
Nelle
due figure sopra è mostrata schematicamente l’azione della lama della
pialla sulle fibre del legno. Quando la pialla taglia lungovena i
trucioli prodotti si separano seguendo la direzione delle fibre che
tendono ad uscire dal pezzo in lavorazione. Al contrario, controvena,
l’azione del tagliente tende a produrre delle microspaccature delle
fibre che si manifestano col fenomeno del tear out (strappamento). Per
questa ragione è fondamentale stabilire il senso della venatura prima di
iniziare a piallare.
Quello che però capita più spesso è che si
ritrovano sullo stesso pezzo in lavorazione zone a venatura contrastante
per cui è necessario adottare altri accorgimenti che vedremo nei
paragrafi successivi.
Angoli di taglio.
Quando
la lama di una pialla scivola sul legno esercita un’azione di taglio
che tende a separare le fibre. I trucioli vengono aiutati a formarsi
dall’azione di leva della lama stessa. L’angolo di taglio è dato dalla
inclinazione del tagliente rispetto al pezzo.
In
una pialla con configurazione bevel down (smusso rivolto verso il
basso) esso dipende unicamente (a meno di non usare un back bevel)
dal’angolo di seduta della pialla. Con la conformazione bevel up (smusso
rivolto verso l’alto) l’angolo di taglio sarà dato dalla somma
dell’angolo di seduta della pialla e l’angolo di smusso. Secoli di
utilizzo ed anche prove recenti hanno dimostrato che un angolo di taglio
di 45° (corrispondente al "Common pitch" nelle pialle bevel down) è un
buon compromesso per ottenere una piallatura efficiente nella maggior
parte dei casi. Un maggior angolo è comunque richiesto ed opportuno nel
caso di legni duri e/o altamente figurati. Accanto ad un Common pitch
abbiamo lo York pitch (50°), usato per legni duri e spesso per
sponderuole e pialle per battute. Angoli di 55° (Middle pitch) e di 60°
(Cabinet pitch) sono frequenti nelle pialle da modanatura. Angoli minori
di 45° (Low pitch) sono spesso usati per piallare il legno di testa.
Smusso della lama.
Che
angolo di smusso bisogna utilizzare? Più acuto è l’angolo di smusso,
maggiore sarà la sua capacità di taglio. Ma un tagliente troppo sottile,
oltre ad essere più fragile, riesce molto più difficilmente a dissipare
la grande quantità di calore che si genera durante la piallatura e
perderà molto presto il filo. Anche le lame più performanti
difficilmente possono sopportare angoli di smusso inferiori a 20° e,
solitamente 22°-40° è il range di angoli comunemente utilizzabili
(dipende molto dalla qualità dell’acciaio). Man mano che aumenta
l’angolo di smusso più difficile sarà ottenere un tagliente affilato e
aumenta molto la resistenza che si oppone al taglio col rischio di
surriscaldamento.
Bevel down.
Nelle lame bevel down l’angolo
di smusso non influenza l’angolo di taglio; lo smusso utilizzato in
queste lame è intorno ai 25-30°, compromesso tra resistenza del filo e
capacità di taglio. E’ possibile aumentare l’angolo di taglio inserendo
un back bevel di 5-10° sulla superficie della lama opposta allo smusso
(figura sotto, l’angolo è esagerato per migliore visualizzazione). In
questo modo si può utilizzare una bench plane ad un angolo maggiore che
sarà la somma dell’angolo di seduta più il back bevel.
Bevel up
Nelle
lame bevel up lo smusso è determinante per l’ampiezza dell’angolo di
taglio. Se si utilizza un angolo di seduta della pialla basso (12° è una
misura comune per pialle low angle), allora si potranno avere angoli di
taglio dai 30-32° fino a oltre 50°, semplicemente cambiando la lama in
dotazione con una uguale ma con smusso diverso.
Un altro modo di
modulare l’angolo di taglio consiste nell’orientare la pialla e quindi
la lama in maniera obliqua rispetto al pezzo. Si avrà un cosiddetto
taglio skewed. In questo caso l’angolo di taglio è minore rispetto a
quello ottenuto spingendo l’attrezzo lungo una linea retta. E’ una
possibilità molto utile quando si piallano legni dalla venatura
mutevole. Semplicemente orientando l’attrezzo verso destra o sinistra e
variando l’angolo di rotazione si può ricercare il migliore risultato
ottenibile.
Profondità di taglio, regolazione della bocca e del controferro.
Un
taglio più pulito, con minore tendenza allo strappamento, è
naturalmente favorito dalla minima proiezione del tagliente fuori della
suola. Molto importante è cercare di piallare lungovena e tenere la
bocca più chiusa possibile e ben livellata nella porzione davanti al
tagliente. La compressione infatti delle fibre subito prima del taglio
contribuisce a diminuire il tear out. Con poca lama e bocca stretta però
non è possibile asportare un maggiore quantità di materiale. Se ciò può
essere il goal di una pialla da smoothing, non lo è certamente per una
jointer e ancor meno per una jack. In questo caso c’è bisogno di un po’
di ferro in più e una bocca più larga che favorisca il passaggio agevole
dei trucioli. Un altro elemento che entra in gioco in queste dinamiche
(nelle pialle con ferro bevel down) è sicuramente il controferro. Esso
ha lo scopo di aumentare l’angolo di fuoriuscita dei trucioli subito
dopo il loro taglio e se ben settato contribuisce ad evitare lo
strappamento delle fibre.
Esso
è posizionato in prossimità del bordo del tagliente. La distanza varia
da pochi decimi di mm a circa 1,5 mm, a seconda della lavorazione e del
tipo di legno da piallare. La combinazione della regolazione di
profondità di taglio, apertura della bocca (quando naturalmente essa è
variabile) e controferro contribuiscono a dare il risultato di un taglio
efficiente. Le pialle bevel up non hanno controferro.
Stabilità del tagliente
Uno
dei problemi di tutte le pialle è quello di riuscire ad ospitare la
lama in modo che essa sia assolutamente stabile. Una lama instabile non
darà buoni risultati e tenderà a saltellare sul legno (chattering) nel
caso ci siano troppe vibrazioni. In questa dinamica sono favorite le
pialle con lama bevel up, in quanto la lama appoggia al letto per una
porzione maggiore rispetto alle bevel down. Nelle bench planes è
fondamentale avere un frog dalle superfici spianate che prenda contatto
con la base in modo preciso. Le pialle Stanley Bedrock ed equivalenti
sono favorite in quanto hanno una superficie di contatto tra frog e base
notevolmente più ampia, garanzia di maggiore stabilità.
Nelle pialle
in legno il fenomeno della instabilità del ferro è altrettanto
frequente e dipende direttamente dalla accuratezza con cui è realizzata
la seduta e dalla assoluta precisione di realizzazione del cuneo che
tiene fermo il gruppo di taglio ferro-controferro.
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