E' già, le pialle Stanley sono certamente tra le più famose al mondo, e nell'epoca in cui questi attrezzi facevano davvero la differenza, allo scadere dei brevetti, furono imitate da un gran numero di produttori di utensili. Marples e Record in Inghilterra, Sargent, Millers Falls, Winchester, Union negli USA....solo per citare i più famosi. E per concorrere con le blasonate Stanley, certo non si poteva fare a meno di produrre utensili altrettanto efficienti.
Alcuni grossi fornitori commissionarono a Stanley i loro utensili. E' il caso anche di Simmons (St.Louis) che già dal 1866 marchiava i suoi utensili più prestigiosi col marchio "Keen Kutter", mantenuto sembra fino agli anni '40. A mia conoscenza ci sono due serie di pialle Keen Kutter, una indicata con la sigla K, simile alle Stanley Bedrock prima maniera (queste non avevano la possibilità di regolare il movimento del frog senza spostare il gruppo di taglio, come nelle Bedrock successive), l'altra contrassegnata con la sigla KK, probabilmente prodotta da Sargent (Ringrazio Mike Hamilton per avermi fornito maggiori informazioni al riguardo).
E proprio su uno degli esemplari della serie K che ho avuto l'occasione di mettere le mani.
E' una Keen Kutter K3 di proprietà dell'amico Ciro Marzio, un liutaio molto apprezzato, conoscitore e utilizzatore degli utensili manuali. Conoscendo la mia passione per le pialle mi ha chiesto di "truccare" questa pialla, dotandola di una lama da pialla in legno e preparandola all'utilizzo come pialla da finitura per legni "difficili".
Ne ho approfittato per dargli uno sguardo ravvicinato e scattare qualche foto.
Devo dire che la pialla è molto ben fatta e ben rifinita. I manici sono in palissandro e la meccanica funziona perfettamente.
Conoscendo i gusti di Ciro ho fatto solo un ripristino funzionale, senza alterare l'aria vissuta della pialla. Il recupero è stato agevole grazie anche alle ottime condizioni in cui si trovava la pialla.
La lama fornitami è una "Due Ciliege" rastremata, con uno spessore al tagliente di ben 4 mm, molto di più di una lama ordinaria tipo Stanley. Per permettere alla leva ad Y di ingaggiare correttamente il controferro è stato necessario allungarla di qualche mm. Il mio metodo consiste nel dare un punto di saldatura sulla punta e di rimodellare alla forma originaria.
Alcune volte occorre allungare e allargare l'asola della lama e sostituire o adattare la vite del controferro, ma in questo caso non è stato neccessario.
Il letto che accoglie il frog, come nelle Stanley Bedrock, declina verso la bocca e ciò rende possibile un pieno supporto della lama vicino al tagliente praticamente in tutte le posizioni utili e ha consentito di inserire la lama più spessa senza dover allargare la bocca, cosa che ho dovuto fare invece con le Bailey e le Record.
Avendo l'esigenza di aprire il passaggio ai trucioli di pochi decimi di mm (3 decimi in questo caso) ho creato un bevel (punto rosso nel disegno) sulla parte interna della bocca, senza alterarne l'ampiezza ma creando così maggior spazio all'espulsione dei trucioli.
In una pialla da finitura, la lama la affilo col tagliente diritto, smussando solo i due spigoli laterali.
In questo caso, come da istruzioni di Ciro, ho aggiunto un back bevel di 10°, per un angolo di taglio finale di 55°.
Il risultato, grazie anche alla qualità della lama, mi ha soddisfatto fin dai primi trucioli, e spero soddisfi anche l'amico Ciro.